La Grande Bellezza

Pubblicato il 13 lug 2025


La prima volta che vidi questo film rimasi folgorato.

Inizialmente scettico, travolto dagli innumerevoli e prestigiosi attributi che gli erano stati assegnati.

Oggi l’ho rivisto.

E ho colto tratti che prima non avevo interpretato.

Forse sono cresciuto. È passato qualche anno…

E adesso ho un blog.

Quindi, perché non rifletterci insieme?


Jeb Gambardella è un mondano di prima categoria. 65 anni, sicuro di sé, ma perennemente infelice.

Rassegnato alla vita.

Vive con malinconia, quasi gioioso di essere intriso di nostalgia.

Vedendo lui, è strano dirlo — non ho 65 anni e non sono mondano (per ora) — ma ci vedo qualcosa di mio.

Alla veneranda età di 21 anni.

Svisceriamo le frasi che più mi sono rimaste impresse.


  • “Diamo sempre il meglio con gli sconosciuti, è questo il grande dramma.”

Come dargli torto?

È facile con gli sconosciuti.

Non sanno chi siamo. Non hanno la pretesa di saperlo.

Vogliono solo capire se siamo a posto o meno.

Tutto è privo di pesantezza: c’è solo la leggerezza del tentare di conoscersi superficialmente.

L’inizio di una conoscenza è la parte più bella, proprio perché è priva di pretese.

Ed è per questo che diamo il meglio.

D’altra parte, è un dramma.

Perché ogni conoscenza, se approfondita, ci fa passare da sconosciuti ad altro.

E lì son dolori…

Ci devono capire. E noi dobbiamo capire loro.

Quanta pesantezza mettiamo nei rapporti umani.

Eppure, senza di essi non saremmo nulla.


  • “La più consistente scoperta che ho fatto dopo aver compiuto 65 anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare.”

Non ho 65 anni. Per fortuna, direi…

Però, alla veneranda età di 21 anni — lo so, sembro un vecchio — mi sono reso conto che nemmeno io posso più perdere tempo.

Dietro a persone che non mi vogliono.

Dietro a persone che non voglio.

Dietro al cercare costantemente di apparire. (Disse quello col blog…)

Dietro al continuo sforzo di farsi capire.

Sono stanco.

Ho fatto tutto questo.

Forse lo rifarò.

Ma per ora sto bene così.

Non c’è tempo.


  • “Ferilli: È una bella soddisfazione conoscere tanta gente?

    Jeb: È una garanzia di infelicità.

    Ferilli: La gente ti ha deluso?

    Jeb: Sono io che sono stato deludente.”

Ho conosciuto tante persone nella mia breve vita.

Tutte mi hanno arricchito.

Tutte mi hanno reso la persona che sono oggi.

Eppure…

Effettivamente ho deluso più che essere stato deluso.

E questo, a volte, mi rende infelice. Lo ammetto.

È il rovescio della medaglia dell’aver avuto l’opportunità di conoscere tante persone.

Fa parte del gioco.

O almeno questo è quello che mi dico…


Il film si sofferma sull’osservare.

Osservare una Roma eterogenea, particolare, piena di sfumature.

Il silenzio pervade tutto.

Forse Sorrentino voleva dirci che parliamo troppo.

Che, a volte, dovremmo solo ascoltare.

E stare in silenzio.

Io odio il non detto.

Però è bello osservare, ascoltare, cercare di capire senza parlarsi.

Guardarsi. Senza darsi spiegazioni.


Jeb è un uomo che ha cercato “La Grande Bellezza” e non l’ha trovata.

Io non so se la troverò.

E nemmeno voglio dire di finire come lui.

Mi auguro di no, sinceramente…

Però la serenità con cui affronta la sua esistenza dilaniata dovrebbe essere d’esempio per tutti noi.

Perché, effettivamente, dovremmo prenderci meno sul serio.

Valorizzare l’ironia della vita.

E, a volte, riderci su.

Anche quando vorremmo solo piangerci addosso.


Grazie, Jeb.

Grazie, Paolo Sorrentino.


Viviamo.

Soffriamo.

Ridiamo.

E poi si muore.


Non prendiamoci troppo sul serio.

Ogni tanto è giusto ricordarcelo.

Tutto è nulla cosmico.

Diamogli il giusto valore.


A.L.

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